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«Ottimo il Festival del Vino, ma togliere la Mostra dei Vini…!»

Il J’accuse! di Tiziano Bianchi alla miopia nelle scelte strategiche del vino trentino

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Il Festival del Vino Trentino (ultimo fine settimana di settembre) è stato archiviato nei giorni scorsi fra dichiarazioni di entusiasmo e numeri definiti più che soddisfacenti, al limite dell'entusiasmo mistico.
Ne prendo atto, dell'entusiasmo ma soprattutto dei numeri, mentre scorro il comunicato stampa di chiusura della manifestazione.
I numeri reclamizzati sono questi: 20 mila visitatori e 10 mila degustazioni (fra cibo e vino).
L'entusiasmo degli organizzatori, invece, è sintetizzabile nelle dichiarazioni di Francesco Antoniolli (Strada del Vino e dei Sapori) e di Alessandro Bertagnoli (Consorzio Vini del Trentino).
 
Il primo: «La manifestazione piace non solo ai trentini ma anche ai tanti turisti accorsi da fuori provincia per conoscere le eccellenze del territorio, attirati dall’attenzione mediatica raggiunta dal festival anche sulla stampa nazionale.
«Siamo particolarmente soddisfatti non solo dei numeri ma anche del target raggiunto: oltre alle famiglie e a chi da anni è fedele a questo genere di manifestazioni, abbiamo infatti registrato moltissimi giovani appassionati e fortemente interessati al tema che hanno saputo apprezzare i prodotti proposti senza sfociare in eccessi.»
 
Il secondo è sulla stessa lunghezza d'onda: «I vini del nostro territorio si sono presentati e fatti conoscere al pubblico in una veste diversa, che vede una ulteriore importante valorizzazione dei vini trentini testimoni di una terra dalla storica vocazione enologica.
«L’appuntamento ha rappresentato per il Consorzio Vini un evento chiave per la promozione delle denominazioni trentine in provincia, convinti dell’importanza di far conoscere meglio i nostri vini ai trentini e ai numerosi turisti presenti nella nostra terra.
«E il messaggio che vogliamo dare loro è che il Trentino è una piccola terra dove oltre a produrre grandi vini vi è rispetto dell’ambiente, grande ospitalità e le cantine sono luoghi ideali per approfondire al meglio la cultura di questo territorio.»
 
Perfetto, non ho alcun motivo di dubitare né della veridicità dei numeri né del sincero entusiasmo degli organizzatori. E mi complimento per le folle oceaniche.
Ma, resta un ma. Ed è un «ma» pesante e grande come una casa.
Nell'anno di Expo il sistema vino Trentino sceglie di autorappresentarsi solo, ed esclusivamente, attraverso le modalità comunicative e suggestionanti di un Festival enogastronomico.
Una scelta bizzarra, mi verrebbe da dire, perfino eretica e stonata, se penso alle polemiche strumentali che in questi giorni hanno investito le scelte espositive del Trentino a Milano.
Scelte orientate da un'estetica minimalista, che privilegia il racconto, la narrazione e l'approfondimento in chiave territoriale e aziendale e mette in secondo piano la pratica fieristica dell'esperienzialità digestiva e sbafatoria.
 
Mentre a Milano succedeva questo, a Trento il sistema vino sceglieva esattamente la strada opposta e contraria: quella del festival nazional-popolare, lasciando sullo sfondo narrazione e approfondimento.
La scorsa primavera, i responsabili istituzionali della promozione vitivinicola trentina, ci informarono dell'intenzione, nell'anno di Expo, di far scivolare Mostra Vini di Trento - anteprima annuale che da quasi ottant'anni celebrava l'apertura dell'annata promozionale - verso l'autunno.
E così è stato: Mostra Vini, in passato soppressa solo in tempo di guerra, nel 2015 è scivolata in autunno; ma è diventata un'altra cosa. E' diventata un Festival.
E così il vino, come è e deve essere nella grammatica di un Festival Popolare, si è confuso fra birra, distillati, sciroppi, improbabili gare di cucina e soprattutto food.
Il vino è stato relegato nei cortili e nelle stanze di due palazzi (Thun e Roccabruna) fra tavolini sgomitanti in cui i fumatori infastidivano i non fumatori, in cui mancavano «sputacchiere» e acqua minerale; insomma in una situazione in cui mancavano le condizioni elementari per condurre una degustazione per lo meno credibile.
 
Non ho niente di personale contro i Festival, anzi a volte li frequento e talvolta li organizzo.
Come suggeriva l'altro giorno il direttore di questa testata, per il futuro si potrebbe perfino immaginare che per una settimana, o un mese intero, Trento si trasformi in una gigantesca kermesse rinascimentale e conciliare, con tutte le fontane della città, lavamam del sindaco compreso, caricate a fusti di vino. Perché no?
Ma, come ammoniva lo stesso direttore di questa testata, il sistema vino, se ha bisogno di farsi conoscere presso il grande pubblico attraverso le modalità festivaliere, ha altrettanto bisogno, e forse ancora di più, di coltivare e di costruire la sua reputazione.
 
E di reputazione il vino trentino ha bisogno come l'aria (tolta la piccola denominazione Trento Doc, che però rappresenta meno del 4 % dell'imbottigliato in provincia, il resto fa fatica ad entrare anche nelle Carte Vini delle pizzerie di Verona).
Il format e il concept di una Mostra va, e deve andare, in questa direzione: la reputazione.
Sto scoprendo l'acqua calda: è quello che si fa in ogni distretto vinicolo che si rispetti e che si voglia far rispettare; si organizzano le Anteprime, i momenti di degustazione professionale, si cerca il contatto con gli intermediari, commerciali, sociali e mediatici, del vino, si costruiscono occasioni di approfondimento sul futuro e sul presente delle denominazioni.
 
Il vino trentino, messo come è messo, e ripeto non è messo bene – sfogliare anche le numerose guide 2016 per averne cristallina consapevolezza, – forse, ma ne dubito, aveva bisogno di un festival, ma ancora di più, e soprattutto nell'anno di Expo, aveva bisogno di una Mostra.
Per questo sono convinto che la scelta compiuta a Trento, nel 2015, non abbia reso un buon servizio al vino trentino.
Forse questo è dipeso dall'inesperienza dei nuovi vertici di CdV, ma temo non sia così.
L'ideologia, da drive-in anni Ottanta, nel Trentino degli anni Duemila fa ancora comodo a molti.
Non a tutti, ma a molti - e sono i molti che contano nel circo del sistema vino - sì.
 
Tiziano Bianchi

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