La magia della «Luna» per produrre i vini migliori da più di 90 anni
Roveré della Luna. La sorpresa di una Cantina che non ha mai cercato la notorietà. Perché non ne ha mai avuto bisogno
«Sarà una sorpresa» ci aveva
assicurato l'addetta stampa che si era premurata di persona
affinché fossimo presenti.
Ma l'idea che la Cantina sociale di Roveré della Luna avesse
indetto una conferenza stampa a sole due ore dall'inaugurazione
della 74ª Mostra dei vini del Trentino, aveva stuzzicato il nostro
interesse e ci saremmo andati comunque, anche se in verità eravamo
un po' scettici.
Roverè della Luna (in tedesco Aichholz, legno di
rovere) è il paese trentino più a Nord della Valle dell'Adige
e conta circa 1.400 abitanti.
Troppo a nord per appartenere alla prestigiosa Piana Rotaliana e
troppo a sud per godere dei fasti di Termeno (in tedesco
Tramin).
Si tratta di un suggestivo insediamento a forma di mezzaluna, da
cui forse prende il nome, con una storia importante e ricca di
magia che contraddistinguono la Cantina dal medesimo marchio del
paese trentino.
Sia il nome che la posizione richiamano infatti due elementi
fondamentali per il vino: il rovere, dal quale si ricava
il legno per le botti, e il terreno calcareo del conoide sul quale
si adagia il paese, dove la vite si sviluppa con difficoltà donando
un vino profumato e sapido.
Perché, pochi lo sanno, ma più la vite fa fatica a crescere e
migliore è il vino che se ne ricava.
Ma dei suoi vini parliamo dopo.
Nel corso della conferenza stampa, il direttore Corrado Gallo
(nella foto, in
centro), affiancato da soci ed esperti, ha esposto il proprio
piano di rilancio dell'azienda, come se la crisi che sta
penalizzando il vino di qualità non esistesse.
«La nostra Cantina - ha premesso il direttore - ha deciso di
remunerare meglio i propri soci. Un ettaro di vigneto che renda
meno di 8.000 euro all'anno va in perdita. Si può perdere per un
anno, due al massimo. Poi bisogna cambiare rotta. Per questo noi
abbiamo deciso di rendere più remunerativo il prodotto dei nostri
contadini.»
Fin qui sembrava un'osservazione di principio, più che un progetto
concreto. E ci eravamo chiesti se il direttore avesse preso in
considerazione tutte le P di cui deve occuparsi il
marketing. Prodotto, Prezzo, Place
(distribuzione), Pubblicità, Package,
Pubbliche relazioni, Promozione, Punto
vendita… Se non ci sbagliamo, gli esperti sono arrivati a 12 o
13 P nei mix di marketing
«Abbiamo deciso di aumentare la vendita del Prodotto
imbottigliato. - Ha esordito il direttore. Ci siamo fatti più
attenti. - La nostra azienda imbottiglia attualmente solo l'1,4%
della propria produzione. Vogliamo raddoppiarla in breve
tempo.»
E questa è stata la prima sorpresa della conferenza stampa.
In effetti non credevamo che esistesse una cantina sociale che
consegnasse praticamente tutto il proprio vino alla Cavit.
Dica che non state scherzando… - Ci sfugge.
«Senta, - ci risponde, - i nostri soci producono 65.000 quintali di
uve all'anno, che corrispondono più o meno a 4 milioni di litri di
vino. Noi imbottigliamo solo 40.000 bottiglie… - Sorride. -
Crediamo che non sia un sogno irrealizzabile arrivare a venderne
100.000.»
Lo crediamo anche noi. Se la Cavit vende la quasi totalità del loro
vino, vuol dire che si tratta di un vino di grande qualità. Passare
dall'1,4 al 3,5% a questo punto non sarà difficile.
«Abbiamo cominciato dal Package. - Prosegue il direttore.
Altra P. - Le etichette che vedete sono nuove. Tutta la
cosmetica aziendale è stata rifatta per rendere giustizia al
Prodotto che, come è noto, proviene da uno dei centri
vitivinicoli più importanti della provincia di Trento.
«La maggior parte delle nostre uve proviene dal Comune di Roveré
della Luna, - aggiunge, - ma anche dai territori limitrofi,
comprendendo una vasta gamma di pregiati vitigni autoctoni bianchi,
quali Pinot Grigio, Chardonnay, Müller Thurgau, Traminer aromatico.
E rossi, quali Lagrein, Pinot Nero, Schiava, Teroldego e Cabernet
sauvignon.»
Puntate su un prodotto in particolare? - domandiamo.
«Abbiamo pensato di spingere particolarmente la schiava gentile. -
Risponde Corrado Gallo. Non si tratta di un prodotto leader, ma ha
le sue logiche. È un'uva che rende poco e per questo varrebbe la
pena ricavarne di più grazie alla vendita in bottiglia.
«È un vino che vale la pena riscoprire. - Aggiunge. - È la
sciava che ha reso famoso il vino di Caldaro. D'estate,
fredda, la schiava gentile è l'unico vino dissetante e che può
essere mescolato con l'acqua senza perderne in sapore.»
Di che prezzi si parla?
«Questa bottiglia - ce la mostra - la vendiamo a 3 euro e
mezzo.»
La Cavit esce sulla grande distribuzione a meno di tre
euro. - Osserviamo.
«Noi non ci rivolgeremo alla grande distribuzione. - Ribatte. -
Questi sono prezzi per chi compera il vino in cantina.»
Le altre bottiglie?
«Il Pinot Grigio 5,50 euro. Lagrein dunkel sui 6 euro. Teroldego e
Cabernet a 6,50. Il Müller sui 6,5. Il traminer a 7 euro…»
Ne avete anche aromatico?
«Traminer? Abbiamo solo l'aromatico.»
E lo vendete a 7 euro? Quello della Cantina sociale di Termeno
arriva anche ai 15 euro.
«Ma non è un vino da pasto. Potrebbe essere quello che si dice
da meditazione. Insomma ne bevi un bichiere.»
Ci scusi, forse l'ha già detto. Ma quali iniziative ha pensato
di mettere in campo per convincere la gente a venire ad acquistare
il vino alla vostra cantina?
«Abbiamo deciso di investire
in Pubblicità e Pubbliche relazioni una cifra pari a 30.000 euro
circa.»
Facciamo rapidamente due conti. Si tratta di investire il 6% del
fatturato da raggiungere. Viste le grandezze, non si tratta di
un'operazione a rischio. Sempre che non debbano ricorrere al
finanziamento bancario.
Perdoni l'insana curiosità. - Interveniamo. - Ma qual
è l'indebitamento della Cantina sociale di Roveré della
Luna?
«Noi non siamo indebitati.»
"Come ha detto scusi?
«Siamo esposti a medio termine per poche migliaia di euro…»
E a lungo termine? Niente mutui?
«No. Siamo abbastanza capitalizzati da poterne fare a meno.»
Lo guardiamo increduli.
«Capisco dove volete arrivare… - Aggiunge. - Il rapporto tra
capitale fisso e capitale circolante…»
Lo interrompiamo. No, no. Quello che sta per dire vale in tempi
normali! In questo momento…
«Per noi sono tempi normali.»
In effetti, quello che ha detto il direttore della Cantina è
sorprendente. In un momento in cui tutta la cooperazione agricola
trentina è in difficoltà per essere stata colta dalla crisi a
investimenti non ancora completati e ben lontani dall'essere
rimborsati, troviamo una cantina non indebitata, che decide di
investire, che non vuole fare concorrenza alla Cavit, che vuole
solo aumentare il valore aggiunto della propria produzione
invitando la gente a venire alla propria cantina… Sembra di
sognare.
Sorprendente… - Commentiamo.
«Non tutte le cantine sono così…» - Aggiunge, come se dovesse
sentirsi in colpa nei confronti del resto della cooperazione…
Può dirlo forte! Chapeau!
«La prima iniziativa - conclude Gallo, - è prevista per il week-end
del 5 e 6 giugno, faremo la prima festa. L'abbiamo
chiamata Media Family Day. Sabato ci sarà la visita della
cantina e una cena riservata per i nostri visitatori in un locale
tipico. Domenica ci sarà una passeggiata dalla cantina alla
Pianizza, seguita da una degustazione in quota
col trasferimento al Mont del Gidio con delle fuoristrada
e infine da un pranzo con i nostri vini tipici.»
Chi volesse parteciparvi, deve telefonare alla Cantina sociale di
Roveré della Luna e chiedere informazioni: 0461 658530 - [email protected]
C'è da presupporre che saranno molte le persone che vi
parteciperanno.
La conferenza stampa è finita e ci viene offerto un traminer
aromatico con del trentingrana. Un'abbinata azzeccata. Pensiamo
proprio di andare al Media Family Day.
G. de Mozzi
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