Crisi settore vino: La Vis presenterà a breve un proprio progetto
Quanto alla cessione di Poggio Morino, «venderemo cara la pelle»
La Cantina La Vis
presenterà, entro tre settimane al massimo, un piano proprio per il
rilancio finanziario della società.
Ci è stato confermato dai vertici dell'azienda dopo le polemiche
sorte l'indomani della presentazione del «progetto Pedron» alla
cooperazione prima e alla stampa dopo.
Secondo l'azienda, sarebbe un grave errore mettere nel cassetto il
piano studiato da Emilio Pedron per il risanamento della
cooperazione vinicola trentina, ma la responsabilità di quella
parte del progetto che la riguarda è della cantina La
Vis.
L'azienda ha assicurato che il progetto sarà «farina del suo
sacco», come si aspettano i propri soci da una cantina di questo
livello, che però sarà per così dire fatto «certificare» da un
collego di esperti economisti.
Nel frattempo, quasi a costringere la cantina di Lavis a prendere
decisioni in fretta, la Cooperfidi ha congelato, o quantomeno
rinviato, la decisione di concedere un finanziamento di 12 milioni
per consolidare una parte del debito a breve.
Una
mossa non apprezzata a Lavis, che anzi trova in questo la conferma
che attorno alla propria crisi si stiano muovendo interessi precisi
che vanno al di là della salvezza propria della Cantina e del
settore.
Quantomeno la pubblicità negativa che è stata fatta in questi
giorni sullo stato della La Vis (che non è in stato di
decozione crediti, sia ben chiaro) parlando del progetto sta
portando effetti indesiderati.
Per contro, si è fatta avanti più di una banca di respiro nazionale
e internazionale per intervenire in maniera corposa e strategica
per consentire di superare il momento di difficoltà.
Un particolare lascia perplessi in questa vicenda.
Come si ricorderà, il titolare del progetto aveva definito
scellerata la scelta di investire nella tenuta toscana di Poggio
Morino (nelle foto,
esclusive dell'Adigetto.it).
Senza precisare che l'investimento era partito quando non si
profilava alcuna crisi di livello mondiale, il consulente Pedron
aveva detto in conferenza stampa che «sarà difficile trovare
qualcuno che la acquisti».
Noi avevamo controbattuto che «più che difficile era
sconveniente». Non si vende un investimento a metà
percorso, perché si tratterebbe certamente di una svendita.
Poi abbiamo letto sul Corriere del Trentino del 19 maggio che il
«Gruppo Italiano Vini», del quale Pedron è stato presidente fino a
febbraio ed è tuttora consigliere di amministrazione della società,
che (secondo i bene informati) il gruppo potrebbe essere
interessato all'acquisto della tenuta di Poggio Morino (100
ettari).
A questo punto, se la Cantina La Vis afferma che gran
parte del piano di Pedron è valida, non pensiamo che si riferisca
all'idea di cedere la tenuta in Maremma, «a meno che non siano
disposti a sborsare 100 milioni».
Un'iperbole, ovviamente, visto che in Maremma un ettaro di vigneto
vale la metà che in Trentino, ma significativo di come l'azienda di
Lavis intenda vendere cara la pelle.
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