Il «Piano Vino» elaborato dalla Fondazione E. Mach/ 2
Le otto mosse per rilanciare la vitienologia trentina
Queste le otto linee di intervento
contenenti azioni e priorità che il nuovo Consorzio potrà
eventualmente considerare nella predisposizione di un piano di
intervento.
1) Interventi finalizzati al brand.
Si tratta di potenziare i marchi-locomotive come il Trento DOC per
trainare l'intero settore attraverso una verifica ed eventuale
modifica delle zonazioni, creando sottozone di eccellenza,
sostenendo i produttori di qualità e promuovendo i brand
trentini.
2) Interventi sulla qualità delle uve e dei
vini.
L'esaltazione della qualità deve giovarsi della creazione di
sottozone territoriali e di tecniche di viticoltura innovative,
creando inoltre misure di tutela e promozione, riaffrontando il
problema delle DOC ed eventuali DOCG da proteggere evitando il loro
declassamento a IGT.
Una proposta specifica riguarda la sostituzione del pagamento delle
uve in base a quintali/grado ad ettaro con una remunerazione
differenziata per vitigno, tipologia di vino, vocazionalità
territoriale.
3) Interventi sui componenti del sistema produttivo
vitivinicolo.
Le cooperative vanno riorganizzate
puntando non solo sul profitto ma anche sulla riscoperta di valori
territoriali e con un ruolo nell'affinamento e confezionamento del
vino prodotto dalle cantine.
Occorre facilitare i servizi prestati dalle cooperative di secondo
grado e attuare servizi per la gestione del vigneto.
Le cantine di primo grado devono produrre grandi vini e
contestualmente ridurre il numero di vini prodotti e coinvolgere di
più i produttori nella gestione cooperativa.
4) Interventi sull'organizzazione del comparto
vitivinicolo.
Occorre riportare in prima fila e responsabilizzare i viticoltori,
siano essi associati o cooperative, rendendo più chiara la missione
delle cooperative e stimolando i produttori di eccellenze.
Se da un lato si ritiene negativa la tendenza all'uso di IGT,
dall'altra occorre definire un piano industriale che rivisiti gli
attuali disciplinari di produzione.
5) Interventi agrotecnici-territoriali ed
enologici.
Occorre raccordare meglio il territorio alle tipologie dei vini
prodotti, individuare aree di eccellenza con funzioni di traino e
sviluppare una «viticoltura di precisione» basata su una
sensoristica moderna, portando più tecnologia e meccanizzazione in
campagna e attuando strategie viticole sostenibili.
6) Interventi genetici.
Associare un territorio a un vino, individuare macroaree omogenee
che gravitino su una cantina sociale che produca uno o pochi vini
(gli stessi poi distribuiti da molte organizzazioni), migliorare la
zonazione e definirla con precisione, sviluppare nuove varietà
resistenti alle malattie e di portainnesti più adatti al
territorio.
Servono dunque azioni di rinnovamento varietale e progetti di
miglioramento genetico.
7) Interventi sulla formazione.
Migliorare la capacità imprenditoriale dei giovani che si
avvicinano al mondo vitivinicolo, approfondendo nella formazione
gli aspetti gestionali e le strategie commerciali, individuando
strategie di comunicazione del settore enologico e di promozione
dei prodotti locali.
Si propone un potenziamento dei corsi di qualificazione
professionale, la creazione di corsi per cantinieri, master
specifici e laurea magistrale, rafforzando la formazione permanente
degli operatori con corsi specialistici, prevedendo invece corsi
generalisti per chi si avvicina al settore vitienologico.
8) Interventi di politica del territorio e
vitivinicoltura.
Si popone di costituzione di un nuovo consorzio di tutela
interprofessionale che si avvalga di un osservatorio per prezzi,
costi e statistiche, e che attui un piano territoriale e un piano
industriale.
Quattro i settori di intervento: promozione, normative
vitivinicole, tutela e sperimentazioni. I componenti del consorzio
sono nominati da Provincia, Camera di Commercio, Cooperazione,
Fondazione Mach, associazioni dei produttori e rappresentanti dei
vignaioli.
Commenti (0 inviato)
Invia il tuo commento