Ecco cosa farà il Trentino per l’Emergenza Profughi
Il presidente Dellai fa il punto della situazione sull'ospitalità dei profughi. Ma cosa facciamo degli irregolari?
Gli stranieri profughi destinati ad
essere ospitati in Trentino saranno, nel caso della crisi più
grave, di circa 450 unità, così come per la Provincia autonoma di
Bolzano.
Lo dice in un comunicato la Provincia autonoma di Trento, che però
si riferisce ai soli profughi che, a quanto pare,
rappresenterebbero il 10 percento del totale dei disperati sbarcati
nelle coste italiane in seguito alla crisi del Nord Africa.
«Si tratta della stima riferita allo scenario peggiore, - precisa
infatti il comunicato. - Laddove cioè i profughi in Italia fossero
50 mila, anziché i 2.500 attuali.»
Poiché gli sbarchi riguardano 25.000 persone, è evidente che
l'accordo Stato Regioni si riferisce solo agli «aventi diritto» di
asilo.
Cosa intenda fare lo Stato del restante 90 percento non è dato a
sapere né da Roma né da Piazza Dante.
Atteso che la stima sia corretta, ci si domanda che cosa si farà
degli immigrati irregolari, dato che il resto d'Europa non ne vuole
sentir parlare, che la Tunisia non intende riprenderseli di
ritorno, che Malta impedisce loro addirittura gli sbarchi.
La previsione degli eventuali arrivi non può comunque essere
riferita a un flusso immediato e totale, ma a ingressi di circa 20
- 30 persone a settimana, nell'arco dei prossimi mesi.
È questo il quadro delineato dal presidente della Provincia
autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, all'indomani della riunione
tenutasi a Roma, dove il presidente della Conferenza delle Regioni
e delle Province autonome ed i rappresentanti degli Enti Locali
hanno affrontato con il Governo nazionale i temi legati
all'emergenza umanitaria dei Paesi Nord africani, con particolare
riferimento ai processi migratori che interessano particolarmente
l'Italia, perlopiù attraverso l'isola di Lampedusa.
Proprio oggi il presidente Dellai ha scritto ai presidenti delle
Comunità di Valle, al presidente del Consorzio dei Comuni, ai
sindaci di Trento e Rovereto, al Commissario del Governo, Francesco
Squarcina nonché agli assessori provinciali Beltrami, Rossi e
Gilmozzi e al dirigente generale De Col.
Ha fatto loro il punto della situazione e ha convocato un incontro
di lavoro per martedì prossimo, 5 aprile, in Provincia.
Il presidente Dellai fa una ulteriore considerazione.
«I profughi che godono dello status di rifugiato, diversamente
dagli stranieri che il Governo intende rimpatriare in quanto
entrati illegalmente in Italia, hanno bisogno di una accoglienza
pensata non in una logica di pura emergenza, bensì vista in un
periodo di medio-lungo termine. Questo significa che vanno pensate
soluzioni e messi in campo servizi di inserimento più strutturate
nella nostra comunità. Per questo prevediamo una prima accoglienza,
di breve durata, in una struttura gestita dalla Protezione civile
ed una progressiva ospitalità, a piccoli gruppi, nell'ambito delle
varie comunità locali del Trentino.»
Il presidente Dellai, giustamente, confida «nella piena
disponibilità di tutte le istituzioni dell'Autonomia trentina a
condividere questo percorso, insieme alle risorse del volontariato
e dell'associazionismo, secondo le tradizioni di responsabilità e
di solidarietà tipiche della nostra terra.»
«Confido inoltre - si augura il Presidente - che proprio la serietà
del nostro lavoro di pianificazione e gestione dell'intervento
consenta di trasmettere all'opinione pubblica messaggi chiari e
rassicuranti. Il Trentino ha la possibilità di assolvere ai propri
doveri anche in questa circostanza senza che nascano preoccupazioni
e, men che meno, ostilità da parte dei cittadini.»
Per quanto riguarda il problema del restante 90 percento degli
immigrati sbarcati, il presidente Dellai ricorda come proprio il
Governo nazionale abbia ribadito - nell'incontro di mercoledì - la
distinzione tra due precise tipologie di immigrati.
«In primo luogo ci sono i cittadini Nord africani, quasi
esclusivamente tunisini, entrati in Italia in violazione delle
leggi sull'immigrazione. - Ricorda. - Dall'inizio della crisi a
oggi questo fenomeno riguarda circa 20 mila persone. La gestione di
questa emergenza rimane esclusiva responsabilità del Governo
nazionale, in quanto per queste persone sarà lo Stato a procedere
all'identificazione e al rimpatrio nei rispettivi Paesi di origine.
In attesa di queste procedure, è prevista l'accoglienza presso
specifici Centri, gestiti dal Ministero dell'Interno. Allo stato
questo non riguarda il territorio del Trentino.»
Il Governo ha poi rappresentato alle Regioni la situazione degli
stranieri che, provenendo da zone di guerra o da situazioni di
crisi umanitaria, possiedono i requisiti previsti dalle convenzioni
internazionali per ottenere lo status di «rifugiato».
È per questi cittadini stranieri che è stata chiesta la piena
collaborazione delle Regioni e degli Enti Locali di tutta Italia.
Attualmente il numero degli stranieri in possesso di questi
requisiti è di circa 2.500.
Come detto, si stima che tale numero possa diventare di circa 50
mila solo nel caso che la situazione umanitaria Nord africana
dovesse subire drammatiche accelerazioni ed estensioni.
Le Regioni, le Province autonome e gli Enti Locali hanno accettato
la richiesta del Governo, sottoscrivendo un'intesa che prevede, tra
l'altro, che i rifugiati dovranno essere accolti nelle varie
Regioni e Province autonome sulla base di un criterio che tiene
conto del numero degli abitanti.
Noi continuiamo a restare perplessi sul destino dei 25.000
immigrati che sono arrivati finora in Italia, che nessuno vuole
riprendersi indietro e che nessun Paese europeo vuole.
Se quelli definibili «regolari» potrebbero divenire 50.000,
rappresentando essi il solo 10% dell'intera massa emigratoria, il
problema esiste.
Non facciamo allarmismi. Diciamo solo che è meglio pensarci fin
d'ora.
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