Vinitaly, padiglione del Trentino. Qualche problemino estetico c’è
Impatto decisamente inferiore a quello dei concorrenti Veneto e Friuli Le foto degli stand trentini (e di quello della Regione Veneto)
La tentazione è quella di sempre, ma
che non va mai in porto: dare a tutti i produttori trentini di vino
una precisa immagine coordinata.
Obiettivo arduo, anche perché si muove in un settore dove il
proprio trade (marchio, prodotto, immagine, etichette,
package, pubblicità, promozione, prezzi, stampa, pubbliche
relazioni e distribuzione) è fondamentale per ogni azienda per
vincere sulla concorrenza.
Il tentativo anche stavolta è andato lontano dal bersaglio.
Stavolta le carte erano state mescolate bene, ma distribuite
male.
L'amico architetto (l'abbiamo incontrato in Fiera), che aveva
ricevuto l'incarico di progettare uno stand di base adattabile alle
varie tipologie di produttori trentini, è uno dei più bei nomi del
Trentino. Ma il risultato non lo abbiamo trovato all'altezza del
suo nome prestigioso.
In realtà, due condizioni hanno inquinato la realizzazione.
Il primo riguarda i tempi. «Me lo hanno proposto a febbraio, - ci
ha detto un espositore, - quando lo stand ce l'avevano già quasi
tutti. Il massimo che potevano fare a così poco tempo dal Vinitaly
era comunicarci la decisione assunta, con l'obbiettivo di
realizzarla per il Vinitaly 2012.»
Il secondo riguarda strettamente i progetti, che secondo i più
dimostrano la poca conoscenza del settore da parte del
progettista.
«Gli stand sono sempre troppo piccoli. - Ha commentato un
espositore. - Se poi mi fai un ripostiglio troppo grande,
buonanotte ai suonatori…»
«Non ha previsto gli allacciamenti all'acqua e agli scarichi - ci
ha detto un altro. - Provate a pensare ai bicchieri da lavare…»
«Gli stand sono tristi. - Ha affermato un terzo, che aveva uno
stand tutto suo. - Per fortuna non tutti hanno aderito
all'iniziativa. Guardate la luce del TrentoDoc e di
Palazzo Roccabruna. Non poteva farli così luminosi?»
«Stand così venivano realizzati 30 anni fa. - Ci ha commentato un
osservatore. - Squadrati, poco aperti, scritte anonime, poco spazio
per esporre le bottiglie, inserti di legno verde chiaro che non
richiama l'agricoltura.»
In effetti, se si va a guardare i padiglioni del Veneto e del
Friuli, c'è da imparare nel vedere quel senso di apertura e di
ottimismo che le varie costruzioni comunicano alla gente. Quasi
sempre si prova la sensazione di essere i benvenuti.
I nostri produttori più titolati sono quattro, le Cantine Ferrari,
Cavit, Cantine di Mezzacorona e Cantina LaVis. Queste ultime due
hanno fatto stand aperti, con vetri che comunicano la
trasparenza delle loro produzioni.
Cavit e Ferrari, invece, sembra che non vogliano mettere nulla in
esposizione. Come ci ha detto un altro espositore trentino con una
logica ineccepibile, «perché siete venuti in fiera, se non volevate
mostrarvi?».
Un'ultima critica desideriamo farla sulla cosmetica applicata
all'esterno del padiglione (foto sotto il titolo) e, in
piccoli stendardi, all'interno tra gli espositori.
Ci è stato detto che l'ispirazione è venuta da un disegno del
Depero. Sicuramente è così, ma a noi diceva poco del maestro
trentino del futurismo e ancora meno come messaggio grafico
pubblicitario.
Come direbbe Gino Bartali [il cui figlio espone nel padiglione
Toscana - NdR], gli è tutto da rifare...
Vedremo per l'anno prossimo se sarà possibile trovare un layout che
risponda alle esigenze di una logica espositiva comune, sia pure
con le differenziazioni del caso. Ma soprattutto con effetti di
ottimismo convinto.
L'ideale sarebbe dunque acquisire l'intera parte di padiglione dove
abitualmente si trovano i produttori trentini e concordare un
percorso obbligato per i visitatori, così come si fa con astuzia
nei supermercati.
Questo presuppone una grande capacità progettuale, una illuminata
conoscenza di marketing e una navigata esperienza nella tessitura
di rapporti interpersonali e aziendali.
Speriamo che il «Tavolo di regia per il vino trentino» sia in grado
di fare tutto questo. D'altronde, alla fine del tunnel,
non ci attendiamo nulla di meno.
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