Un vino, un’azienda/ 13 – Di Gianni Pasolini
Lo straordinario Vino Santo Trentino 2002 dell'azienda agricola Francesco Poli
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È difficile rimanere imparziali di fronte ad un vino che considero uno dei migliori vini dolci al mondo, ma appena lo si assaggia ci si rende conto che ci si trova a degustare qualcosa di assolutamente straordinario.
Il Vino Santo Trentino è una denominazione unica e preziosa della viticoltura mondiale, tanto quanto ancora sconosciuta per molti appassionati del vino.
Ottenuto con la Nosiola, l’uva bianca autoctona per eccellenza in Trentino, per poter diventare Vino Santo Trentino deve essere coltivata in un determinato territorio, la Valle dei Laghi, in provincia di Trento.
Una valle suggestiva ed affascinante, con un microclima unico bilanciato tra il clima mediterraneo del Lago di Garda e le Dolomiti.
Sempre piacevolmente ventilato, offre un habitat perfetto per lasciare le uve a disidratarsi naturalmente, dalla vendemmia fino alla settimana Santa, senza essere compromesse dall’attacco della muffa nobile.
Ciò vuol dire mesi di appassimento naturale dove la parte d’acqua dell’acino andrà a evaporare e ci sarà una concentrazione di zuccheri e aromi nell’acino che lo renderanno esplosivo in termini di gusto e profumi.
A Pasqua verrà poi pressata e messa in affinamento per un minimo di 5 anni in piccole botti.
Possiamo immaginare che il risultato finale, dopo tanta attesa, sarà un nettare di vino, ed è questa l’impressione che si ha dal Vino Santo di Francesco Poli, in assaggio questa settimana, nel momento in cui lo versiamo nel calice.
Il colore è ambrato luminoso, la consistenza del vino nel calice è davvero spessa, che lascia presagire una concentrazione di ‘sostanze’ davvero fitta.
Al naso un’esplosione di profumi: datteri, miele, caramello, nocciole, confettura di arance amare, una leggera nota tostata, ma stare qui a sciorinare una serie infinita di profumi che questo vino sa trasmettere sarebbe come mettere sotto i raggi x qualcosa che semplicemente va gustata e goduta nella sua bontà.
In bocca vi stenderà: se vi aspettate una melassa concentrata, sentirete ciò che rende il Vino Santo tanto unico è questa sua vena acida che lo sostiene e che dona grande bevibilità al vino, senza renderlo stucchevole.
Intenso, lungamente persistente nei profumi, è un continuo regalare rimandi ad uno spettro gustativo che non finisce mai, tanto da attirare su di sé tutta l’attenzione nella degustazione.
Ecco che possiamo definirlo quindi un vino da meditazione, per il rispetto che merita, perché ci si potrebbe stare ore sul bicchiere, se non fosse che è così buono e difficilmente si resiste al non berlo.
Potete gustarvelo da solo, per regalarvi una coccola, così come abbinarlo anche con pasticceria e formaggi saporiti, stagionati ed erborinati.
Gianni Pasolini
www.vinotube.it
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