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Il salvagente ai puristi che hanno fissato le regole elettorali

I candidati del Partito Democratico del Trentino non possono né rilasciare interviste né fare pubblicità sui media

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Ogni volta che si avvicinano le elezioni, i partiti cercano di dare una linea di condotta ai propri candidati in modo che non possano esserci vantaggi di posizione, esuberi di iniziative e quant’altro possa distinguere un uomo da un altro per quello che ha invece che per quello che è.
Stavolta il PD del Trentino ha raggiunto la parità. Chapeau!

Quello che è riuscito a fare il Partito Democratico è qualcosa di superlativo: ha superato qualsiasi ostacolo, al punto di meritarsi l'analisi dagli esperti di comunicazione prima ancora che esempio di purismo demagogico.
I candidati del PD non possono rilasciare interviste, né fare pubblicità sui media.
È evidente che il principio è quello di dare uniformità a tutti i candidati per far sì che abbiano le medesime chance. Ma il risultato conduce all’opposto: favorisce chi una posizione ce l’ha già e non consente ai nuovi di presentarsi in maniera adeguata.
 
Parliamoci chiaro. Il divieto di pubblicità sui mezzi di comunicazione non fa danni alle casse dei media, che alle amministrative non fatturano mai molto, ma il divieto di rilasciare interviste fa danni ai mezzi di comunicazione, ai lettori e al principio della libertà di stampa.
Si provi a pensare alla redazione che si trova costretta a intervistare solo taluni candidati e altri no. Cozza contro due principi che sono innati nei giornalisti: trattare tutti alla stessa maniera e non subire limitazoini di sorta.
Certo potremmo adottare anche noi il metodo delle sinistre del ’68: non potendo dare a tutti le stesse opportunità, le togliamo a tutti. Non si intervisti democraticamente più nessuno, di qualsiasi partito sia il soggetto. In barba ai cittadini che, invece, qualcosa magari vorrebbero sapere.
Ovviamente noi faremo il nostro lavoro al meglio, nonostante tutto.
 
Ma il punto è un altro. Si provi a pensare a un assessore comunale uscente e a un candidato qualsiasi che prova a entrare in Consiglio comunale. Non c’è paragone di possibilità, non c’è storia. Lo capisce chiunque che partono ad armi sbilanciate.
Non crediamo che negli intenti della direzione del partito ci fosse la volontà di favorire gli uscenti a discapito dei nuovi, ma gli effetti portano a questa realtà.
Nel senso più generale, una regola di questo tipo danneggia il Partito Democratico in toto, perché favorisce quei partiti che invece diffondono a destra e a manca le proprie iniziative, dando visibilità a tutti coloro che hanno qualcosa da dire. La concorrenza, il dibattito, le tesi contrapposte attirano gli elettori al voto. In altre parole, fanno democrazia.
Noi non siamo schierati, ma ci sentiamo in dovere di lanciare il salvagente a coloro che hanno privilegiato gli aspetti puristici piuttosto che a quelli pragmatici.

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