Il salvagente a quel «Folkloristico concetto di benessere»
Un professore universitario di fisica critica la mancanza della scienza alla fiera dedicata al benessere, ma poi vi espone il suo libro…
Raramente esprimiamo le nostre osservazioni su pezzi scritti dai colleghi, perché riteniamo fondamentale la pluralità di espressione e, anche quando ci troviamo in posizione opposta, siamo certi che la soggettività del’individuo sia uno dei diritti fondamentali dell’essere umano.
Però ogni tanto, presuntuosi come siamo, il salvagente lo lanciamo anche ai colleghi quando vogliamo impedirgli di «annegare in un mare di cavolate».
In questi giorni si sviluppa la seconda edizione di «Idee Ben Essere», una fiera che essendo alla seconda edizione sta ancora facendosi le ossa. L’intento tuttavia è quello di dare alla gente un’occasione per trovare tutto ciò che potrebbe interessare chi si sente stressato o che semplicemente crede in principi salutari che la scienza tradizionale non prende in considerazione perché marginali.
L'abbiamo presentata anche noi, augurandoci che l’iniziativa potesse trovare non solo la sua strada ma anche la via giusta, sia per il business che per il benessere vero e proprio.
Quello che ci ha meravigliato è stato l'intervento di un professore del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento, che ha pubblicato sul quotidiano Trentino di venerdì 26 febbraio il suo pensiero di condanna.
Più che legittimo, come abbiamo detto in premessa, se non fosse per alcuni aspetti che offrono il fianco all’ironia.
L’occhiello del’articolo è semplice, quanto impegnativo: «L’analisi». Troppo impegnativo, forse, dato che per analisi si intende una valutazione critica, solitamente condotta scomponendo l'argomento in tutte le sue parti, per poi descrivere tali parti e la loro relazione d’insieme.
Nel caso di specie ci sembra difficile che l’autore possa aver fatto un’analisi scientifica, dato che l’ha pubblicata il giorno dell’inaugurazione della fiera. L’articolo di un giornale, si sa, entra in macchina la vigilia della data di copertina. Quindi l'ha scritta prima di vedere la fiera.
Bastava togliere l’occhiello? Sì e no, perché poi scende in dettagli che coinvolgono gli espositori e l’organizzatore della fiera.
Il titolo però non lasciava dubbi: «Il folkloristico concetto di benessere».
Il secondo punto riguarda il contenuto. Ci domandiamo infatti per quale motivo un docente del dipartimento di Fisica si prenda la briga di commentare attività commerciali che nel bene o nel male consentono a molte aziende di produrre beni e servizi che la gente consuma senza dover nulla al mondo della scienza.
Sarebbe come se un visitatore della fiera Idee Ben Essere volesse scrivere un concetto sulla ricerca scientifica, domandandosi a cosa servano certe scoperte.
Il nostro giornale dedica molto più spazio alla ricerca scientifica che al benessere reperibile al di fuori dai canoni professionali. Ma riteniamo sarebbe bene tener separato il grano dall’olio.
Forse fa sorridere la scuola di arti marziali, presente in fiera per insegnare ai giovani come combattere il bullismo. Ma una vasca di idromassaggio francamente l’abbiamo desiderata senza leggere gli «effetti indesiderati» e le «funzioni scientifiche».
Ma a richiamare il nostro salvagente è stato un dettaglio che ci ha fatto sorridere con ironia.
L’autore del pezzo era presente in fiera con un libro che portava la sua firma.
Si intitola «Cose da non credere», con una serie di sottotitoli specificamente rivolti a medium, extraterrestri, oroscopi… e quant’altro di folkloristico, ma che faceva comodo esporre in fiera per far vendere qualche copia in più del libro sia a chi ci crede che a chi non ci crede.
Insomma, folklore sì, ma quando si parla di soldi...
Francamente non sappiamo quale ruolo possa giocare sul benessere un libro che cerca di spegnere i sogni per la semplice ragione che sono sogni.
Così abbiamo pensato che il professore avesse bisogno del nostro salvagente (virtuale) per consentirgli di continuare a coltivare il «folkloristico concetto di benessere» senza annegare (virtualmente, ben s'intende) in un mare di cavolate.
GdM
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