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Un salvagente ai dilettanti e ai professionisti allo sbaraglio

Continua a non far bella figura in Paese di fronte alla catastrofe del viadotto crollato lo scorso 14 agosto a Genova

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Il Governo insiste sul ritiro della concessione, prima ancora di sapere se la società Autostrade per l’Italia aveva fatto tutto il necessario (e di più) per prevenire il disastro.
La società Atlantia, che gestisce la rete autostradale, non è riuscita a rispondere bene alle istanze del paese di fronte a una disgrazia del genere. E ha fatto una conferenza stampa a Genova, senza poi inviare le dichiarazioni alle redazioni, come se tutti avessero potuto essere presenti. Non dimentichiamo infatti che in questi giorni i comunicati di Autostrade per l’Italia sono giunti numerosi e puntuali. La conferenza, invece è come se non fosse esistita.
La società, leggiamo, ha stanziato 500 milioni per far fronte alle necessità delle persone coinvolte e la città di Genova, che sta pagando un prezzo altissimo sotto tutti gli aspetti. Una cifra considerevole, indipendentemente dal fatto che sia congrua o no.
E in proposito, Di Maio ne ha sparata un’altra: «Non vogliamo l’elemosina», ha detto. Come se quei 500 milioni fossero destinati al governo…
 
Anche la Procura della Repubblica sta parlando troppo. Forse ha ragione o forse ha torto nel parlare dei reati ipotizzati, ma di certo anche il magistrato ha il dovere di prendere atto di quando diranno le perizie. E comunque, deve agire, non parlare.
Per giunta, un mare di fake news ha inondato la rete. Dalle foto di strutture fatiscenti che non c’entrano con il viadotto crollato, a lettere commoventi di persone relative ad altre sciagure precedenti, a presunte dichiarazioni di persone di una parte o dell’altra.
Il che, ancora una volta, dimostra che solo i giornali registrati come tali possono essere ascoltati come documenti di informazione seria.
E questo vale anche per quei politici che, anziché emettere comunicati stampa, scrivono messaggini su Tweet o altro.
Infine (sorvolando sui selfie) troviamo di cattivo gusto chi ha applaudito, ma soprattutto chi ha fischiato nel corso della cerimonia dei funerali di stato. Hanno dimostrato che ha fatto la scelta giusta la maggioranza che ha preferito esequie private. Il dolore è universale, ma ha diritto alla sua intimità.

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