Il salvagente a chi non si accorge che il Veneto sta annegando
Si grida allo scandalo per la scomparsa del tempio di Pompei, ma non si dice nulla di una tragedia vera e propria
Mai come stavolta il nostro
«salvagente» è qualcosa di più di un simbolo.
Siamo di fronte a una catastrofe naturale che è paragonabile a
quella che abbiamo conosciuto il 4 novembre del 1966 e di cui
invece il mondo non sa quasi nulla.
Il Veneto occidentale è sott'acqua e la gente che vi abita si sente
abbandonata dal Paese, quando di solito dimostra in questi momenti
una straordinaria sensibilità.
La Protezione Civile (anche quella trentina - vedi
articolo) si è mossa automaticamente, perché è
fatta in modo di funzionare anche se i politici sono distratti, ma
quello che manca è il coinvolgimento dell'opinione pubblica.
Nessuno sa niente, o meglio non si rende conto che si tratta di una
tragedia di proporzioni bibliche, accaduta in una delle zone
economicamente più importanti del paese, con piccole e medie
aziende sparse in tutta la campagna. Centinaia di migliaia i capi
di bestiame annegati, migliaia le persone che hanno bisogno di
aiuto immediato, di sostegno concreto, ma soprattutto di sentire di
avere la nazione alle spalle.
Dov'è Berlusconi, adesso che ha fatto il suo proclama?
E Fini che gli ha risposto, dove sta?
E gli altri leader di partito? Hanno finito di litigare come se i
problemi reali fossero i loro?
Dov'è Casini che si rifiuta come una prima donna? O Bersani, che
ricorda come sarebbe stato Peppone se avesse perso la campagna
elettorale?
Dov'è Pannella con il suo sciopero della fame contro mondi
lontani?
Ma soprattutto, dov'è il tradizionale buonsenso del presidente
Napolitano? È davvero una tragedia la scomparsa del tempio di
Pompei, ma come si fa a dimenticare un allevatore di polli che deve
smaltirne 5.000 morti annegati?
Forse qualcuno si ricorderà la tragedia che ha sconvolto il
Trentino nel 1966.
Tutto il mondo di allora aveva parlato di Firenze e dell'Arno che
l'aveva inondata.
Mentre nessuno ha mai saputo che la nostra gente è stata a due
passi dall'ennesima emigrazione di massa. Montagne franate, vallate
sconvolte, centri abitati scomparsi, fabbriche trapassate da
macigni colossali, ponti spazzati via. E la gente sola.
Altro che magazzini degli Uffizi…!
Ma era il lontano 1966, un'altra epoca. Prima ancora del 68.
Oggi siamo nel 2010, ma ancora una volta fa più rumore un quadro
che cade di una dispensa vuota.
Commenti (0 inviato)
Invia il tuo commento