Il salvagente a chi gioca al massacro di Berlusconi
Comunque vada a finire, a uscire sconfitto da questa lotta invereconda tra Istituzioni, sarà il nostro Paese
Devo premettere tre aspetti, non
secondari.
Il primo è che da sempre mi sento portato a stare dalla parte di
chi viene attaccato. Nel bene o nel male, non sono mai stato nel
branco.
Il secondo è che ho sempre ragionato di testa mia: non sono mai
stato apoditticamente da una parte o dall'altra. E così gli uomini
della politica a volte mi credono dalla loro, a volte (più spesso)
contro.
Il terzo, conseguenza dei due, è che a volte mi trovo a difendere
anche chi è al potere.
Insomma posso sembrare incoerente, ma - abbiate pazienza - è
esattamente l'opposto.
E arriviamo a Berlusconi. Mi trovo schierato, praticamente da solo,
a spezzare una lancia a favore del Dragone.
Troppe sono le cose che non quadrano nella vicenda.
A partire dalla capacità supereroica di fare sesso che,
francamente, mi sembra un tantino esagerata.
Che in una notte Supersilvio si possa fare sei o sette
donne, è poco plausibile.
Che faccia orge in maniera così plateale e senza curarsi
minimamente delle apparenze e delle possibilità di fuga di
chiacchiere, non ha logica.
Che si sia trovato una compagna capace di dividere con lui queste
performance, decisamente poco vicine ad una compagine sentimentale,
non ha senso.
Dal punto di vista giudiziario, le cose che non quadrano sono
ancora più palesi.
La prima sta nella periodicità delle iniziative delle procure che,
come un fiume carsico, appaiono e scompaiono con una ricorrenza
sospetta.
La seconda sta nella titolarità dei ruoli. Credo che tutti
convengano sul fatto che ci siano delle problematiche legate alla
competenza, sia territoriale che di attribuzione.
Se mai c'è stato un reato ad Arcore, avrebbe dovuto occuparsene la
Procura di Monza. La quale, o è super partes, o è miope.
Se mai c'è stata un'ipotesi di concussione alla Questura di Milano,
avrebbe dovuto occuparsene il Tribunale dei Ministri.
E qui c'è la terza incongruenza, che è di carattere strettamente
giurisprudenziale.
Noi abbiamo chiesto a illustri giuristi e perfino a un giudice,
quali siano le circostanze che hanno configurato gli estremi di
concussione. O tentata concussione. O «concussione impropria».
«Non esiste la concussione impropria, - ci ha detto un
insigne magistrato. - Ma solo la corruzione
impropria.»
Vassalli aveva provato a inserire la concussione impropria
in un disegno di legge, precisando che si configura quando «un
pubblico ufficiale determina in taluno uno stato di soggezione che
esprime il classico requisito del metus publicae
potestatis».
In altre parole, il reato consisterebbe nell'ottenere un ingiusto
beneficio per la sola ragione che il pubblico ufficiale ha espresso
un desiderio «che non si può rifiutare».
Anche Martinazzoli aveva presentato un disegno di legge in cui si
delineava il reato di «concussione ambientale».
Rapportato al caso di Berlusconi, la telefonata del premier avrebbe
potuto creare una situazione ambientale, di per sé sufficiente a
condizionare la volontà del funzionario portandoli alla
ineluttabilità del comportamento.
La concussione ambientale avrebbe dovuto comportare una pena da uno
a quattro anni, contro la concussione vera e propria che ne
comporta dai quattro ai dodici anni.
In realtà però, ci è stato detto, la diversa veste degli attori
porta sempre all'eventualità della «corruzione impropria», per la
semplice ragione che in questi casi non c'è mai un concusso.
Analisi questa che porta a ricordare la condanna per corruzione
impropria a Silvano Grisenti, considerato colpevole di aver
sostanzialmente chiesto una raccomandazione.
In realtà, per potersi esprimere su aspetti così delicati, tutti
gli interpellati ci hanno premesso che senza essere in possesso
degli atti è impossibile pronunciare qualsiasi parere dotato di una
certa base scientifica.
Ma questo avvalora l'ipotesi per cui a qualcuno fa molto comodo che
dall'inchiesta escano solo gli aspetti che la pubblica opinione
considera più odiosi e, date le circostanze, più credibili e facili
da assimilare.
Insomma, comunque vadano le cose, è un gioco d'azzardo davvero
pericoloso per il Paese e per le due Istituzioni coinvolte.
Che ne escano sconfitti i Pubblici Ministeri o il Presidente del
Consiglio, a perdere sarà comunque solo il nostro Paese.
Ma se dovesse uscirne vincitore Silvio Berlusconi, il guaio sarebbe
ancora più pesante.
Non tanto perché la sua immagine è comunque stata infangata e non
basterà una sentenza a restituirgli l'onore perduto.
Ma soprattutto perché la Magistratura non può permettersi di
perdere ancora, visto lo stato in cui si trova l'amministrazione
della Giustizia.
G. de Mozzi
[email protected]
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