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Dai e dai… alla fine ci sono riusciti: il rating USA è declassato

Il salvagente a coloro che si sono fatti evirare per fare un dispetto alla moglie: adesso possono festeggiare

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Per la prima volta nella storia, gli Stati Uniti perdono la massima considerazione da parte di un'agenzia di rating, la Standard & Poor's.
Secondo l'agenzia, gli Usa non sarebbero più in grado di garantire i debiti contratti.

La conseguenza, come si può immaginare, è che i principali investitori in titoli americani, tra i quali la Cina che ne possiede per un miliardo di dollari, chiedono garanzie per il prossimo futuro.
Come dire che nella migliore delle ipotesi il Tesoro americano deve pagare 100 miliardi di dollari all'anno in più di interessi, mentre nella peggiore gli attuali investitori potrebbero non voler più acquistare titoli Usa alla scadenza.

La logica numerica che ha portato a questa clamorosa decisione di togliere una delle «Tre A» agli Stati Uniti sta nella manovra che la Casa Bianca ha dovuto concordare con il Parlamento.
Standard & Poor's evidentemente ha ritenuto che non ci siano le condizioni legislative per cui il Tesoro americano possa far fronte ai debiti alla scadenza .

Il che, si badi bene, non significa che gli Americani non siano in grado di farlo, ma semplicemente non quadrano i conti stabiliti dall'aumento del tetto d'indebitamento e il piano di imposizione fiscale.
La Casa Bianca lamenta invece che è stata la società di rating a sbagliare nel fare i conti.

Va da sé che noi non siamo in grado di dire chi ha sbagliato i conti, ma quello che appare in tutta evidenza è ci troviamo di fronte alla più grande potenza economica del mondo declassata come un qualsiasi altro piccolo stato in crisi.
Questo è il risultato della cieca lotta politica fatta da una maggioranza parlamentare in opposizione alla Amministrazione Obama.

Come avevamo scritto una settimana fa, poiché l'indebitamento e il regime fiscale negli Usa vengono stabiliti dal Parlamento, i Repubblicani avrebbero preferito provocare il default del proprio Paese pur di mettere in difficoltà il presidente democratico Obama.
L'accordo dell'ultimo minuto, articolato dagli avversari in modo che Obama si trovasse costretto ad aumentare le tasse a ridosso della campagna elettorale del prossimo anno, come abbiamo visto, ha portato invece al declassamento del rating.

Non abbiamo parole per commentare un fatto del genere.
Noi non siamo mai stati generosi nei confronti delle mene politiche del nostro Paese, dove l'abbattimento di Berlusconi poteva sembrare più importante degli stessi inetressi dell'Italia.
Ma, a vedere che cosa è successo in America, francamente dobbiamo ritenere che alla fin dei conti in casa nostra le lotte si fermano alle parole.

La barzelletta di Bersani di prendere il posto di Berlusconi con il gioco a passi di tango, la satira di Di Pietro che accusa Berlusconi di essere causa della crisi, i voli pindarici di Casini che rievoca gli anni che hanno portato alla fine della Prima Repubblica… Tutto sommato sono solo parole.
Quando in Italia è stato il momento di fare quadrato, quadrato è stato fatto.
In America, come si potrebbe dire con una metafora maccheronica, si sono fatti evirare per fare un dispetto alla moglie.

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